Matteo Scarcia
Bermuda Acoustic Trio: non so perché ma oltre alla consueta idea del triangolo delle Bermuda, il nome del gruppo mi faceva venire in mente un trio da festa dell'oratorio o da sagra paesana. E nella realtà, almeno fino allo scorso anno, non posso certo dire che si discostassero molto da quella mia iniziale idea.
Era questa l'immagine che avevo nella testa, quando mi capitò tra le mani “Live at the Johnny Fox & Echò Music Pub”. Decisi di ascoltarlo attratto principalmente dai suadenti titoli dei brani: Sultans of Swing dei Dire Straits, Your Song di Elton John, Tears in Heaven di Eric Clapton, Wild World di Cat Stevens, Little Wing di Jimi Hendrix e addirittura Marcia alla Turca di Mozart.
Sembrava essercene davvero per tutti i gusti: da una parte maestri della chitarra e dell’altra mostri sacri della musica contemporanea e non. E poi, quella chitarra in copertina… che fossero artisti della chitarra? Chi sono costoro?
Innanzitutto sono italiani. I Bermuda Acoustic Trio sono un gruppo di virtuosi della chitarra (e del basso): due chitarristi, Giorgio Buttazzo e Gabriele Monti, e un bassista, Kamsin Giordano Urzino. La prima cosa che salta all'orecchio, ad un primissimo ascolto anche distratto, è la loro abilità nel rivedere qualunque genere di musica e di mescolarlo in modo tale da creare un suono sempre inaspettato e, a tratti, sorprendente. Ecco, questo è il punto, sorprendono: qualunque cosa riguardante la chitarra con loro, sembra si possa fare, anche utilizzarla capovolta, come percussione. Dalla musica classica di Mozart e di Rossini agli spot pubblicitari. Questi “pazzi” suonano a mille all'ora, giocano, scherzano ed improvvisano (o almeno così pare). Stupisce la straordinaria pulizia del tocco delle corde delle due chitarre acustiche e del basso, la cui funzione non è semplicemente ritmica ma anche, e soprattutto melodica. Ma facciamo un po’ di storia.
I Bermuda Acoustic Trio, narra la leggenda, nascono così, un po’ per caso e un po’ per gioco, durante il sound check di un concerto di Pierangelo Bertoli: i tre iniziarono ad improvvisare, il pubblico apprezzò, loro stessi si piacquero e ne nacque un mini concerto casuale. Era il 1997. Sono passati ormai ben 12 anni e, nonostante il successo ottenuto a livello di pubblico (oltre 2000 concerti e la partecipazione a numerosi tra i più importanti festival chitarristici italiani ed europei), di critica (Jeff Healey, che nel 2001 suonò assieme a loro, li definì “la più divertente band acustica che io abbia mai sentito”), di vendite (ben 25000 cd venduti ai loro concerti) e la partecipazione a Mai Dire Martedì lo scorso anno, il gruppo è privo di contratto discografico. Una scelta, un modo per restare liberi di fare ciò che piace, lasciandosi guidare dall’ispirazione (o forse, anzi meglio, dall’improvvisazione).
I Bermuda annoverano nella loro discografia 4 album: Live at the Johnny Fox & Echò Music Pub (1998), Livin’ Studio (2000), Naturally Live (2003) e Bermuda Plays Pink (2006).
Live at Johnny Fox e Naturally Live possono essere definiti come degli spaccati della loro abilità nel suonare dal vivo, album che sottolineano la loro straordinaria capacità d’improvvisazione e di empatia con il pubblico presente. Livin’ Studio è invece la riproposizione in studio delle loro cover, solitamente (lo ricordiamo) eseguite dal vivo. Bermuda Plays Pink, infine, è un omaggio ai Pink Floyd.
La chitarra (ed in particolare quella acustica) ha sempre un suo fascino particolare e questi maestri, da un lato, la nobilitano con esecuzioni pregevoli e virtuosismi unici e inaspettati; dall'altra, però, possono apparire come dissacratori per il loro continuo scherzare, per le loro imitazioni del mondo animale nel mezzo di assoli che hanno fatto la storia della musica.
Sono artisti che hanno fatto del live, del contatto con il pubblico, la loro caratteristica principale e fondante. Amano suonare e amano divertire e divertirsi: il pubblico lo sa, lo nota e nascono concerti assolutamente divertenti e quasi spassosi, pur mantenendo una qualità compositiva e propositiva decisamente elevata.
In generale, si possono definire un po' come dei cabarettisti della musica, o meglio, come cabarettisti in musica, seguaci, per un certo verso, della più famosa Banda Osiris.
In ultimo, voglio aggiungere che assieme a Savino Cesario e Andrea di Marco formano i Bermuda Circus, che rappresentano una sorta di estremizzazione della loro vena cabarettista.
Bermuda Acoustic Trio: non so perché ma oltre alla consueta idea del triangolo delle Bermuda, il nome del gruppo mi faceva venire in mente un trio da festa dell'oratorio o da sagra paesana. E nella realtà, almeno fino allo scorso anno, non posso certo dire che si discostassero molto da quella mia iniziale idea.
Era questa l'immagine che avevo nella testa, quando mi capitò tra le mani “Live at the Johnny Fox & Echò Music Pub”. Decisi di ascoltarlo attratto principalmente dai suadenti titoli dei brani: Sultans of Swing dei Dire Straits, Your Song di Elton John, Tears in Heaven di Eric Clapton, Wild World di Cat Stevens, Little Wing di Jimi Hendrix e addirittura Marcia alla Turca di Mozart.
Sembrava essercene davvero per tutti i gusti: da una parte maestri della chitarra e dell’altra mostri sacri della musica contemporanea e non. E poi, quella chitarra in copertina… che fossero artisti della chitarra? Chi sono costoro?
Innanzitutto sono italiani. I Bermuda Acoustic Trio sono un gruppo di virtuosi della chitarra (e del basso): due chitarristi, Giorgio Buttazzo e Gabriele Monti, e un bassista, Kamsin Giordano Urzino. La prima cosa che salta all'orecchio, ad un primissimo ascolto anche distratto, è la loro abilità nel rivedere qualunque genere di musica e di mescolarlo in modo tale da creare un suono sempre inaspettato e, a tratti, sorprendente. Ecco, questo è il punto, sorprendono: qualunque cosa riguardante la chitarra con loro, sembra si possa fare, anche utilizzarla capovolta, come percussione. Dalla musica classica di Mozart e di Rossini agli spot pubblicitari. Questi “pazzi” suonano a mille all'ora, giocano, scherzano ed improvvisano (o almeno così pare). Stupisce la straordinaria pulizia del tocco delle corde delle due chitarre acustiche e del basso, la cui funzione non è semplicemente ritmica ma anche, e soprattutto melodica. Ma facciamo un po’ di storia.
I Bermuda Acoustic Trio, narra la leggenda, nascono così, un po’ per caso e un po’ per gioco, durante il sound check di un concerto di Pierangelo Bertoli: i tre iniziarono ad improvvisare, il pubblico apprezzò, loro stessi si piacquero e ne nacque un mini concerto casuale. Era il 1997. Sono passati ormai ben 12 anni e, nonostante il successo ottenuto a livello di pubblico (oltre 2000 concerti e la partecipazione a numerosi tra i più importanti festival chitarristici italiani ed europei), di critica (Jeff Healey, che nel 2001 suonò assieme a loro, li definì “la più divertente band acustica che io abbia mai sentito”), di vendite (ben 25000 cd venduti ai loro concerti) e la partecipazione a Mai Dire Martedì lo scorso anno, il gruppo è privo di contratto discografico. Una scelta, un modo per restare liberi di fare ciò che piace, lasciandosi guidare dall’ispirazione (o forse, anzi meglio, dall’improvvisazione).
I Bermuda annoverano nella loro discografia 4 album: Live at the Johnny Fox & Echò Music Pub (1998), Livin’ Studio (2000), Naturally Live (2003) e Bermuda Plays Pink (2006).
Live at Johnny Fox e Naturally Live possono essere definiti come degli spaccati della loro abilità nel suonare dal vivo, album che sottolineano la loro straordinaria capacità d’improvvisazione e di empatia con il pubblico presente. Livin’ Studio è invece la riproposizione in studio delle loro cover, solitamente (lo ricordiamo) eseguite dal vivo. Bermuda Plays Pink, infine, è un omaggio ai Pink Floyd.
La chitarra (ed in particolare quella acustica) ha sempre un suo fascino particolare e questi maestri, da un lato, la nobilitano con esecuzioni pregevoli e virtuosismi unici e inaspettati; dall'altra, però, possono apparire come dissacratori per il loro continuo scherzare, per le loro imitazioni del mondo animale nel mezzo di assoli che hanno fatto la storia della musica.
Sono artisti che hanno fatto del live, del contatto con il pubblico, la loro caratteristica principale e fondante. Amano suonare e amano divertire e divertirsi: il pubblico lo sa, lo nota e nascono concerti assolutamente divertenti e quasi spassosi, pur mantenendo una qualità compositiva e propositiva decisamente elevata.
In generale, si possono definire un po' come dei cabarettisti della musica, o meglio, come cabarettisti in musica, seguaci, per un certo verso, della più famosa Banda Osiris.
In ultimo, voglio aggiungere che assieme a Savino Cesario e Andrea di Marco formano i Bermuda Circus, che rappresentano una sorta di estremizzazione della loro vena cabarettista.

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