martedì 17 novembre 2009

Terminator 4: Il Crollo Di Un Mito

Nicola Pili

Qualcuno ebbe a dire una volta: “(…)da giovani pensavano che il loro culo sarebbe invecchiato come il vino. Se vuoi dire che diventa aceto, è così; se vuoi dire che migliora con l’età, non è così” -Marcellus Wallace-.
Quale aneddoto calza di più di questo per tutti i recenti disastri Hollywoodiani: basti pensare a film come “Trenta giorni di buio”o gli ultimi film di “James Bond”, o ancora al farcito “Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo” che già il titolo fa ridere. Ma questa le batte tutte.

Terminator Salvation
Non poteva farcela a lungo. Con "Terminator 3: le macchine ribelli" la formuletta magica di Hollywood aveva funzionato per l’ennesima volta: chi non avrebbe voluto rivedere il caro Schwarzy in vesti metalliche, la purissima azione, le esplosioni e le gambe rotte che i precedenti due capitoli della saga robotica più celebre(nulla togliendo a Tetsuo)che avesse mai solcato i nostri schermi ci aveva regalato. Una saga costellata di paradossi allucinanti e colpi di scena della vita familiare alla Guerre Stellari. Così lo vidi; e lo videro tutti gli appassionati del genere. E guardando questo film, l’idea che già da altri film mi era stata suggerita si realizzò definitivamente: gli effetti speciali, pur essendo potenti al cinema o con un sistema dolby, non fanno il film. Troppe sono state le esplosioni computerizzate e le automazioni dei robot al limite dell’irrealtà; tutto troppo perfetto. E, come sempre, quando un aspetto del film poco importante come gli effetti viene curato meglio, a scapito degli altri parametri importanti del film, come l’interpretazione e lo storyboard, la pellicola è condannata.

Certo, può essere piaciuto a qualcuno, forse a molti, ma tutti saranno d’accordo nel sostenere che il penultimo capitolo di Terminator non può considerarsi neanche lontanamente paragonabile ai suoi predecessori. Ma eccoci al dunque: che senso avrebbe, dopo lo scortese schiaffo puzzolente della soap-opera Sarah Connor Chronichles, umiliare ancora la memoria di un classico della cinematografia contemporanea quale è Terminator? Rivoltarlo, scuoterlo come un tappeto sporco, appropriarsi della storia, dei personaggi e delle invenzioni solo per fare un altro, ennesimo film futuristico d’azione senz’anima e senza un briciolo di modestia?
Hollywood ce lo vede un senso: il boom ai botteghini. Come per Star Wars e Indiana Jones poi, hanno di nuovo fregato tutti alla grande: il titolo sul manifesto sembra il canto di una sirena che attrae e poi uccide, un richiamo a cui è impossibile resistere. Per fortuna, tutti noi oggi possiamo giovare del servizio che internet esegue per la comunità: farci assaggiare il prodotto (quasi sempre facendocelo mangiare per intero), così possiamo testare la qualità. Io ho fatto così. Sembrerebbe che io l’abbia visto questo film, da come ne sto parlando. In realtà non l’ho visto per intero: sono “uscito dalla sala” prima, non so quanto. Cercavo di resistere per vedere finalmente di nuovo Arnold fatto al computer, tornato in auge come al suo esordio; ma non ce l’ho fatta. Scontato, ambizioso e, nonostante gli sforzi, per niente cupo. Buona visione.

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