In un triste weekend di Halloween causa influenza, ho scelto di noleggiare questo film la cui uscita nelle sale risale alla scorsa primavera. Senza togliere il gusto della visione (che consiglio personalmente a tutti), è bene per completezza raccontare in sintesi la vicenda. Prima di tutto, la storia è vera. Il titolo allude al fortino assediato dai pellerossa, che in questo caso sono metaforicamente rappresentati dalla camorra.Torre Annunziata, 1984.
Alla redazione-succursale del giornale “Il Mattino” di Napoli lavora un giornalista “abusivo”, Giancarlo Siani. Inizialmente si occupa di fatti di cronaca nera. In seguito viene a conoscenza delle collusioni tra camorra e politica e denuncia, sempre dopo un’attenta e scrupolosa verifica, i fatti così come si svolgono, senza filtro alcuno, spiegandone tutti gli intrecci.
Il suo operato, però, non è di gradimento né ai politici (vedi il sindaco di Torre), né tantomeno ai boss Valentino Gionta (astro nascente della camorra locale) e Lorenzo Nuvoletta.
Intanto Siani è promosso giornalista presso la redazione de Il mattino di Napoli, dove incomincia a lavorare su un’inchiesta riguardante l’appropriamento indebito dei fondi per la ricostruzione del dopo terremoto in Irpinia da parte della camorra.
Contemporaneamente la crescita di potere di Gionta non piace ai suoi alleati, che decidono di venderlo alle forze dell’ordine.
Siani scrive un articolo che riguarda appunto questo fatto: firma così la sua condanna a morte.I Nuvoletta, per salvaguardare il proprio onore di fronte a Gionta, decidono di farlo tacere.
La sera del 23 Settembre 1985, a Napoli due killer freddano con dieci colpi di pistola il giornalista in un parcheggio sotto casa. Misteriosamente dell’inchiesta cui Siani stava lavorando non se ne sa più nulla.
Ben dodici anni passeranno prima che si conoscano i volti dei mandanti e degli esecutori dell’omicidio del giornalista.
In rete è possibile comunque reperire numerose recensioni ed analisi.
Eccone una:
http://www.100cinema.it/index.php?/494-Fortapasc-Al-Cinema-Scheda-Cast-Trama-Pressbook-Recensione-Trailer.html
Personalmente dissento dal definire questo film solamente un potenziale buon prodotto per la Tv, come dichiara la recensione sopra indicata. È vero, ci sono dei difetti: molti personaggi sono caricaturali (basti vedere i boss o le impotenti forze dell’ordine), il sorriso finale di Siani forse è troppo costruito e lascia un messaggio di speranza eccessivo. Ma l’obiettivo principale del film è diverso: oltre a raccontare un pezzo di storia italiana purtroppo dimenticata, è importante come il regista abbia voluto rappresentare sullo schermo la storia di un uomo, che ha perso la vita solo per aver raccontato la verità dei fatti.
Una scena molto significativa è quella in cui Siani (Libero De Rienzo: una perfetta mimesi col vero Siani) parla sulla spiaggia col suo ex direttore alla redazione di Torre, Sasà (Ernesto Mahieux). Quest’ultimo spiega a Siani la distinzione tra “giornalisti-giornalisti” (quelli che ricevono la notizia, la verificano e la scrivono senza esitazione) e i “giornalisti-impiegati” (quelli che scrivono, non fan scoop, inchieste): ritenendo di appartenere alla seconda categoria, il personaggio mostra di essere un ingranaggio ormai perfettamente integrato nel sistema, che tutto sommato è contento, perché ha la macchina, l’appartamento, l’assistenza sanitaria.... E ha raggiunto questo traguardo perché a differenza di Siani non caccia il naso dove non gli è consentito. Perché gli scoop fanno male: scuotono le coscienze, fanno venire a galla la verità. E questo non sta bene ai boss ovviamente.
Siani quindi faceva parte di quella serie di giornalisti, scrittori o, allargando il perimetro, di tutte quelle persone, che amavano la loro professione. La storia italiana è ricca di questi personaggi e molti di questi sono poi stati ricordati in pellicole come questa: basti pensare ai “Cento passi” di Marco Tullio Giordana su Peppino Impastato o alle numerose fiction sui giudici Falcone e Borsellino. Pochi, come il sottoscritto, avrebbero conosciuto la vicenda di Siani se Marco Risi (figlio del famoso e compianto Dino) non avesse diretto questo film a distanza di quasi trent’anni dalla sua morte.
Anche oggi c’è un Siani tra noi ed è Roberto Saviano, un uomo che oggi vive praticamente da ergastolano e perennemente sotto scorta per aver scritto un libro, dove racconta nient’altro che la verità, non la rielabora, rende leggibili citazioni di atti processuali e spiega l’intelaiatura del tessuto camorristico, come guadagna, come investe, come ammazza. E per questo continua a ricevere minacce di morte: pochi mesi fa era stato persino scoperto un piano per ucciderlo, che ha costretto lo scrittore a cambiare immediatamente il suo “rifugio”. Come un animale braccato.Credo che aldilà del gradimento o no che possa derivare dalla visione del film sia necessario innanzi tutto riflettere e non dimenticare personaggi come Siani e soprattutto continuare a sostenere chi lotta per il diritto all’informazione. E solo così nel nostro paese (perché la camorra come la mafia non sono un’esclusiva di Campania e Sicilia) non vi saranno più Fortapasc.
Allego alcuni siti d’interesse:
http://www.giancarlosiani.it/mistero.html sito ufficiale di Giancarlo Siani
http://www.osservatoriocamorra.org/root_sito/pagine/
http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo.aspx?id=1179 doc. sulla vicenda Siani

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