“All this was a long time ago, I remember, And I would do it again, but set down This set down This: were we led all that way for Birth or Death? There was a Birth, certainly, We had evidence and no doubt. I had seen birth and death, But had thought they were different; this Birth was Hard and bitter agony for us, like Death, our death. We returned to our places, these Kingdoms, But no longer at ease here, in the old dispensation, With an alien people clutching their gods. I should be glad of another death.”
T.S Eliot “The Journey of the Magi", Ariel Poems (1927)
T.S Eliot “The Journey of the Magi", Ariel Poems (1927)
“in verità, in verità ti dico che uno che non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: “Bisogna che nasciate di nuovo”
Vangelo secondo Giovanni, 3, 5-8
Vangelo secondo Giovanni, 3, 5-8
A partire dal 15 gennaio di quest’anno anche molti spettatori italiani si sono immersi nel mondo ideato dal regista James Cameron nel suo ultimo film, Avatar.
A quest’ora la maggior parte di quelli che stanno leggendo questo articolo avrà già visto il film quindi riassumerò per sommi capi i punti principali della trama. Nel XXII secolo, una grande corporation americana scopre il pianeta Pandora e vuole sfruttare la ricchezza del suo sottosuolo, ricco di un minerale particolarmente prezioso. Il giacimento più ricco, tuttavia, si trova sotto il gigantesco albero dove vivono gli abitanti di Pandora, i Na’vi. Un ex marine paralitico, Jake Sully, viene arruolato in sostituzione del fratello gemello morto improvvisamente per partecipare ad un progetto scientifico. Per mezzo di tale progetto, la corporation che lo finanzia intende cercare di convincere i nativi ad abbandonare il luogo in cui abitano in modo da poter entrare in possesso del minerale prezioso. A questo scopo la sua coscienza è trasferita in un corpo uguale a quello degli indigeni ed in queste sembianze il marine entra in contatto con i nativi. Inutile dire che riesce in un tempo relativamente breve ad entrare in perfetta sintonia con la tribù, imparandone gli usi e la cultura. I Na’vi vivono in piena comunione con la natura e riescono addirittura ad unire la propria coscienza a quella degli animali di cui si avvalgono per la caccia. Affascinato da questo Paradiso Ritrovato, Sully ne rimane conquistato ed arriverà non solo ad unirsi con la figlia del leader della tribù, ma ne diverrà anche il capo militare, dopo essere riuscito a domare la creatura più pericolosa di tutto il pianeta. Sotto la sua guida, i Na’vi riusciranno a sconfiggere la corporation ed i soldati alle sue dipendenze e Sully troverà una nuova vita nel suo nuovo corpo sul pianeta Pandora, rigettando definitivamente la sua civiltà originaria.
Il film ha scatenato un acceso dibattito negli Stati Uniti ed è stato sottoposto a critiche violente (per un esempio si legga l’articolo di John Podhoretz[1]). In molti si sono interrogati sul significato del film, arrivando ad alcune conclusioni di grande interesse. In questo articolo proverò a dare un mio piccolo contributo al dibattito.
La ricchezza degli spunti rende difficile trovare un vero filo conduttore: si sovrappongono sia temi a rilevanza potremmo dire politica, sia temi di carattere più filosofico. Tuttavia mi sembra che un tema sia stato trattato in modo approfondito e possa essere il filo conduttore per la comprensione dell’opera.
Il tema della rinascita si presenta come il fil rouge che potrebbe consentire una comprensione più profonda delle tematiche trattate nel film ed offre spunti di riflessione originali. Questo tema occupa, poi, un ruolo particolare nel cuore degli americani. Nel panorama religioso degli Stati Uniti i “rinati” nella fede sono una categoria di cristiani, appartenenti a varie confessioni, accomunati dal fatto di aver riscoperto la fede in un certo momento della loro vita. Essi arrivarono alla ribalta della scena politica nel 1976 quando il “rinato” James Carter venne eletto alla presidenza degli Stati Uniti[2]. Negli ultimi anni, poi, hanno avuto un ruolo essenziale nella definizione della stessa identità americana tramite il presidente George Bush Jr, rinato metodista, che ha fatto della fede religiosa un punto cardine della sua retorica. Nell’ottica teologica americana, il tema della rinascita assume un significato di redenzione e purificazione. L’individuo, e con esso la nazione stessa, ritorna a quella primigenia innocenza che aveva inspirato i padri fondatori, riappacificandolo con il mondo e con la sua missione salvifica. Un tema, quindi, centrale soprattutto in un periodo in cui il potere ed il ruolo internazionale degli Stati Uniti sembrano scricchiolare[3].
Ma torniamo al film.
Già a partire dalle prime immagini il tema si presenta agli occhi dello spettatore attraverso la morte del fratello di Jake. Proprio questa morte improvvisa e violenta del gemello porta il paralitico Jake Sully ad entrare in un progetto scientifico a cui era totalmente estraneo. Tuttavia, questo evento sembra avere un significato più profondo. La morte del gemello, sano ed istruito, rappresenta anche la morte della parte umana in senso culturale di Jake. Si tratta di un passaggio catartico in cui l’identità dei due gemelli si libera di quella parte artefatta caratteristica dell’identità umana civilizzata. Solo la parte più propriamente animale dell’uomo arriva su Pandora per prendere parte al progetto Avatar.
Questo tuttavia non è sufficiente. Anche il corpo deve elevarsi verso una
forma più perfetta e, per questo, la stessa coscienza di Jake dovrà trasmigrare in un altro corpo. Il sonno è una fase transitoria e temporanea per questo passaggio. Il topos letterario classico cui si fa riferimento è quello del sonno come immagine della morte vera e propria (basti pensare al soliloquio di Amleto nel omonima tragedia, atto III, scena I ). Tramite il sonno, il protagonista si trasferisce nel suo nuovo corpo, biologicamente superiore a quello umano, per poter entrare nuovamente nella terra promessa di Pandora. Il passaggio, in questo caso, è però solo temporaneo in quanto Jake deve tornare nel suo corpo umano.
La rinascita di Jake non è ancora completa in quanto inizialmente la sua mente è ancora quella di un uomo, incapace di comprendere la comunione con la natura, e la divinità che in essa abita, ed ottenere la pace. Solo grazie all’intercessione di una figura femminile, versione selvatica di Beatrice, l’ultima parte umana del protagonista potrà essere purificata e finalmente accettata nella nuova realtà. Il passo finale per l’effettiva resurrezione è la sconfitta della morte e del male. Questo avviene in modo figurato quando Jake riesce a domare la Morte stessa, sotto le sembianze dell’uccello Ultima Ombra. Il ruolo che questo Messia risorto svolge in seguito nella lotta contro i soldati che intendono cacciare i Na’vi getta una luce anche sul titolo del film. L’Avatar , infatti, è una figura appartenente ad un poema sanscrito, il Bhagavad Gita, e nella religione indù il termine individua l’incarnazione di Dio o di una figura ad Egli assimilabile (solitamente Vishnu), che compare sulla terra in periodi di grave declino morale per ristabilire la giustizia. Come detto nel poema sopracitato: “Per la protezione dei giusti, per la distruzione dei malvagi e per ristabilire i princìpi della Giustizia Divina, Io mi incarno di era in era[4]”.
In questo punto il tema principale si intreccia con un altro tema: quello, ormai desueto nella filmografia americana, del “Messia bianco”. Parlare anche di questo tema andrebbe oltre l’obiettivo di questo articolo e quindi rimando all’ottimo articolo di David Brooks del 7 gennaio 2010 sul NYT[5].
Vi è però un problema: il vero corpo di Jake è ancora quello umano. L’ultimo passo per la completa rinascita alla vita non può non passare attraverso la Divinità stessa. Attraverso la completa comunione con il suo nuovo popolo eletto e passando letteralmente attraverso il mistero del Divino[6], l’umano abbandona definitivamente il proprio corpo per diventare qualcosa di Altro, di nuovo perfetto ed innocente.
Il film, dunque, cerca di accompagnare l’umanità verso un cammino di redenzione naturale, attraverso un’esperienza catartica volta a ripristinare la natura stessa dell’essere umano in quanto “parte” . Questa nuova ricerca del Paradiso Perduto, tuttavia, richiede un processo doloroso di distruzione dell’identità umana artificiale, per poter ottenere una nuova e piena comunione con il tutto. Se Jake riesce in tale percorso, Cameron stesso sembra mostrare che tale elevazione è un percorso elitario destinato a pochi eletti. Non sembra esserci spazio per una redenzione nella società ma, anzi, essa passa attraverso un distacco radicale da essa. In questo Cameron non sembra dare speranza alla nazione americana, lasciando un po’ di speranza solo a pochi individui. A coloro che non rinunciano in toto alla loro identità umana il Paradiso è precluso. Sembra di ascoltare ancora una volta l’ammonimento evangelico “è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio[7]”.
Note
[1] John Podhoretz, “Avatarocious”, Weekly Standard, 28/10/2009 http://www.weeklystandard.com/Content/Public/Articles/000/000/017/350fozta.asp?page=2
[2] Emilio Gentile, “La democrazia di Dio”, Laterza, 2008, pag 80-81
[3] A tal proposito si legga: Lucio Caracciolo, “Sogno Americano e sonno europeo”, in Limes, vol 1, 2010, pag 7-24
[4] Per riferimenti ed approfondimenti rimando a http://it.wikipedia.org/wiki/Avatar_(religione)
[5] David Brooks, “The Messiah Complex”, NYT, 7/1/2010, http://www.nytimes.com/2010/01/08/opinion/08brooks.html?th&emc=th
[6] Per un interessante analisi della religion “paneistica” in “Avatar” si veda, per esempio: Ross Douthat, “Heaven and Nature”, NYT, 20 /12/2009, http://www.nytimes.com/2009/12/21/opinion/21douthat1.html?_r=2&th&emc=th
[7] Vangelo secondo Matteo, 19, 24
A quest’ora la maggior parte di quelli che stanno leggendo questo articolo avrà già visto il film quindi riassumerò per sommi capi i punti principali della trama. Nel XXII secolo, una grande corporation americana scopre il pianeta Pandora e vuole sfruttare la ricchezza del suo sottosuolo, ricco di un minerale particolarmente prezioso. Il giacimento più ricco, tuttavia, si trova sotto il gigantesco albero dove vivono gli abitanti di Pandora, i Na’vi. Un ex marine paralitico, Jake Sully, viene arruolato in sostituzione del fratello gemello morto improvvisamente per partecipare ad un progetto scientifico. Per mezzo di tale progetto, la corporation che lo finanzia intende cercare di convincere i nativi ad abbandonare il luogo in cui abitano in modo da poter entrare in possesso del minerale prezioso. A questo scopo la sua coscienza è trasferita in un corpo uguale a quello degli indigeni ed in queste sembianze il marine entra in contatto con i nativi. Inutile dire che riesce in un tempo relativamente breve ad entrare in perfetta sintonia con la tribù, imparandone gli usi e la cultura. I Na’vi vivono in piena comunione con la natura e riescono addirittura ad unire la propria coscienza a quella degli animali di cui si avvalgono per la caccia. Affascinato da questo Paradiso Ritrovato, Sully ne rimane conquistato ed arriverà non solo ad unirsi con la figlia del leader della tribù, ma ne diverrà anche il capo militare, dopo essere riuscito a domare la creatura più pericolosa di tutto il pianeta. Sotto la sua guida, i Na’vi riusciranno a sconfiggere la corporation ed i soldati alle sue dipendenze e Sully troverà una nuova vita nel suo nuovo corpo sul pianeta Pandora, rigettando definitivamente la sua civiltà originaria.
Il film ha scatenato un acceso dibattito negli Stati Uniti ed è stato sottoposto a critiche violente (per un esempio si legga l’articolo di John Podhoretz[1]). In molti si sono interrogati sul significato del film, arrivando ad alcune conclusioni di grande interesse. In questo articolo proverò a dare un mio piccolo contributo al dibattito.
La ricchezza degli spunti rende difficile trovare un vero filo conduttore: si sovrappongono sia temi a rilevanza potremmo dire politica, sia temi di carattere più filosofico. Tuttavia mi sembra che un tema sia stato trattato in modo approfondito e possa essere il filo conduttore per la comprensione dell’opera.
Ma torniamo al film.
Già a partire dalle prime immagini il tema si presenta agli occhi dello spettatore attraverso la morte del fratello di Jake. Proprio questa morte improvvisa e violenta del gemello porta il paralitico Jake Sully ad entrare in un progetto scientifico a cui era totalmente estraneo. Tuttavia, questo evento sembra avere un significato più profondo. La morte del gemello, sano ed istruito, rappresenta anche la morte della parte umana in senso culturale di Jake. Si tratta di un passaggio catartico in cui l’identità dei due gemelli si libera di quella parte artefatta caratteristica dell’identità umana civilizzata. Solo la parte più propriamente animale dell’uomo arriva su Pandora per prendere parte al progetto Avatar.
Questo tuttavia non è sufficiente. Anche il corpo deve elevarsi verso una
La rinascita di Jake non è ancora completa in quanto inizialmente la sua mente è ancora quella di un uomo, incapace di comprendere la comunione con la natura, e la divinità che in essa abita, ed ottenere la pace. Solo grazie all’intercessione di una figura femminile, versione selvatica di Beatrice, l’ultima parte umana del protagonista potrà essere purificata e finalmente accettata nella nuova realtà. Il passo finale per l’effettiva resurrezione è la sconfitta della morte e del male. Questo avviene in modo figurato quando Jake riesce a domare la Morte stessa, sotto le sembianze dell’uccello Ultima Ombra. Il ruolo che questo Messia risorto svolge in seguito nella lotta contro i soldati che intendono cacciare i Na’vi getta una luce anche sul titolo del film. L’Avatar , infatti, è una figura appartenente ad un poema sanscrito, il Bhagavad Gita, e nella religione indù il termine individua l’incarnazione di Dio o di una figura ad Egli assimilabile (solitamente Vishnu), che compare sulla terra in periodi di grave declino morale per ristabilire la giustizia. Come detto nel poema sopracitato: “Per la protezione dei giusti, per la distruzione dei malvagi e per ristabilire i princìpi della Giustizia Divina, Io mi incarno di era in era[4]”.
In questo punto il tema principale si intreccia con un altro tema: quello, ormai desueto nella filmografia americana, del “Messia bianco”. Parlare anche di questo tema andrebbe oltre l’obiettivo di questo articolo e quindi rimando all’ottimo articolo di David Brooks del 7 gennaio 2010 sul NYT[5].
Vi è però un problema: il vero corpo di Jake è ancora quello umano. L’ultimo passo per la completa rinascita alla vita non può non passare attraverso la Divinità stessa. Attraverso la completa comunione con il suo nuovo popolo eletto e passando letteralmente attraverso il mistero del Divino[6], l’umano abbandona definitivamente il proprio corpo per diventare qualcosa di Altro, di nuovo perfetto ed innocente.
Il film, dunque, cerca di accompagnare l’umanità verso un cammino di redenzione naturale, attraverso un’esperienza catartica volta a ripristinare la natura stessa dell’essere umano in quanto “parte” . Questa nuova ricerca del Paradiso Perduto, tuttavia, richiede un processo doloroso di distruzione dell’identità umana artificiale, per poter ottenere una nuova e piena comunione con il tutto. Se Jake riesce in tale percorso, Cameron stesso sembra mostrare che tale elevazione è un percorso elitario destinato a pochi eletti. Non sembra esserci spazio per una redenzione nella società ma, anzi, essa passa attraverso un distacco radicale da essa. In questo Cameron non sembra dare speranza alla nazione americana, lasciando un po’ di speranza solo a pochi individui. A coloro che non rinunciano in toto alla loro identità umana il Paradiso è precluso. Sembra di ascoltare ancora una volta l’ammonimento evangelico “è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio[7]”.
Note
[1] John Podhoretz, “Avatarocious”, Weekly Standard, 28/10/2009 http://www.weeklystandard.com/Content/Public/Articles/000/000/017/350fozta.asp?page=2
[2] Emilio Gentile, “La democrazia di Dio”, Laterza, 2008, pag 80-81
[3] A tal proposito si legga: Lucio Caracciolo, “Sogno Americano e sonno europeo”, in Limes, vol 1, 2010, pag 7-24
[4] Per riferimenti ed approfondimenti rimando a http://it.wikipedia.org/wiki/Avatar_(religione)
[5] David Brooks, “The Messiah Complex”, NYT, 7/1/2010, http://www.nytimes.com/2010/01/08/opinion/08brooks.html?th&emc=th
[6] Per un interessante analisi della religion “paneistica” in “Avatar” si veda, per esempio: Ross Douthat, “Heaven and Nature”, NYT, 20 /12/2009, http://www.nytimes.com/2009/12/21/opinion/21douthat1.html?_r=2&th&emc=th
[7] Vangelo secondo Matteo, 19, 24



